In occasione della la Giornata Mondiale del Rifugiato, il CEMOFPSC (Centro de estudios sobre Medio Oriente della Fundación Promoción Social de la Cultura) ha organizzato a Roma lunedì in mattinata un incontro su “L´immigrazione in una prospettiva mediterranea” cui hanno dato vita – moderati da Giovanni Cubeddu – Germano Dottori (Università Guido Carli, LUISS), Daniela Pompei (Università Roma 3, Comunità Sant´Egidio) e Hassan Abouyoub (ambasciatore del Marocco in Italia).
Per Germano Dottori i flussi migratori odierni in Italia sono caratterizzati in primo luogo da “intensità e velocità”, due fattori che spaventano l´opinione pubblica: è diffusa la sensazione che il fenomeno sfugga ormai a ogni controllo politico e ciò non può che interagire negativamente con la sfiducia crescente nei governanti.
Il docente di studi strategici della LUISS ha rilevato tre aspetti che pesano sulla drammaticità della situazione. Il primo può sembrare paradossale: la crescita economica che l´Africa ha incominciato a sperimentare favorisce la migrazione verso l´Europa, dato che sempre più persone possono permettersi di pagare i costi di un viaggio che dura anche più di un anno. Ciò comporta una riflessione ulteriore: non è detto che il trasferimento di maggiori risorse verso l´Africa permetta di attenuare il problema. Il secondo aspetto deriva dal fatto che “i tappi sono saltati” ovvero che le “Rivoluzioni arabe” (cosiddette ´primavere´) hanno cancellato o destabilizzato quei regimi che prima, in qualche modo, potevano fungere da ´filtro´ per i flussi. Non solo (terzo aspetto): è aumentato il potere di ricatto verso l´Europa delle nuove realtà istituzionali di quei Paesi, come è stato dimostrato anche dal governo di Tripoli (irritato per il favore dell´Italia verso il governo di Tobruk) e recentemente anche dall´atteggiamento spregiudicato del governo di Ankara nei confronti dell´UE.
Il professor Dottori ha poi rilevato “l´inadeguatezza” del diritto italiano vigente (pensato anni fa, quando i rifugiati erano pochi, perlopiù ´politici´), oggi insufficiente a fronteggiare un “fenomeno straordinario” come quello che stiamo affrontando. Forse bisognerebbe pensare “a un sistema di tutela meno forte, ma più diffuso”.
Daniela Pompei (Sant´Egidio) ha poi ricordato i morti nel Mediterraneo: negli ultimi due anni circa diecimila provenienti da Libia ed Egitto o gli oltre 500 (di cui la metà bambini) nelle sole sei miglia che dividono la Turchia dalla Grecia nei primi quattro mesi di quest´anno.
E´ una situazione questa su cui – come tante altre realtà – si è chinata anche Sant´Egidio, tentando di prefigurare un modo incisivo che rispondesse al dramma dell´arrivo in clandestinità contrapponendovi un canale di “ingresso regolare”. Il “grimaldello” è stato individuato non nella legislazione sull´asilo, ma nell´articolo 25 del ´Regolamento europeo dei visti´, che prevede che gli Stati possano rilasciare visti “a territorialità limitata” (cioè per un solo Paese) anche per motivi umanitari o di interesse nazionale. E´ nata così e si è perfezionata l´idea dei ´Corridoi umanitari´, che ha ricevuto subito il sostegno della Tavola Valdese (finanziamento dei costi con i soldi dell´8 per mille) e successivamente della Federazione delle Chiese Evangeliche.
L´ambasciatore del Marocco in Italia Hassan Abouyoub ha allargato la sua analisi a livello mondiale (in cui i migranti che giungono in Europa sono solo una piccola parte del grande movimento internazionale in quell´ambito). Certo l´Occidente ha sbagliato tutto o quasi, a partire dai gravi errori statunitensi e anche di europei come Sarkozy e Cameron nell´ingerirsi nelle vicende mediterranee e mediorientali: tale atteggiamento “ha distrutto il rapporto di fiducia tra Europa e Sud del Mediterraneo”.
Il fenomeno migratorio va molto al di là delle cifre con cui siamo abituati a ragionare. L´ambasciatore ha ricordato che nel 1950 la popolazione attiva in Africa assommava a 120 milioni di persone: nel 2050 sarà di un miliardo e 200 milioni di persone, un “capitale umano” di difficile assorbimento. L´Europa delle culle vuote dal canto suo nel 2050 avrà bisogno di 50 milioni di posti di lavoro, con una popolazione molto invecchiata e dunque bisognosa di assistenza.
Davanti a tali cifre, rileva l´ambasciatore del Marocco, ben si capisce come erigere barriere non serva a niente. Perciò bisogna “cancellare Schengen che non è servito a niente: con o senza Schengen le cifre dell´immigrazione non cambiano”. Anzi, “Schengen ha contribuito a rendere più complicato il problema”. Il fatto è che abbiamo a che fare in Europa con governi che ragionano come nel XIX secolo, dunque del tutto inadatti alle sfide odierne. Poi: non è lo Stato nazionale né l´Europa che possano far fronte al dramma mondiale delle migrazioni. E´ l´ONU che dovrebbe occuparsene. Per farlo deve però essere riformata in profondità, a partire dal Consiglio di Sicurezza in cui alcuni conservano il diritto di veto.
Non solo. Ci si deve rendere conto che dietro il fenomeno delle migrazioni ci sono soprattutto i poteri criminali, “mafiosi, delinquenti”. Che devono fare l´ONU e gli Stati? “Sedersi a tavola con loro o lottare contro di loro?”. D´accordo sui ´burattinai´ criminali anche il professor Dottori, che inoltre constata la mancata convergenza in materia tra gli Stati, a causa dei loro interessi nazionali divergenti. Domande e constatazioni pesanti, risposte aperte ma certo molto difficili.
Fonte: rossoporpora.org